Dossier - Caccia al diavolo Satanismo:
pochi adepti
ma tanti casi di imitazione
di Alberto Laggia
Secondo Silvana Radoani, studiosa di
sette sataniche, quando si parla di demonio si rischia di mettere
tutto in un gran calderone: dai pochi gruppi di veri seguaci di
Satana, alle bravate dei ragazzini. Resta però il pericolo della
violenza.
Uno
studioso di sette qualche tempo fa provò un singolare esperimento:
aprì un sito internet fingendosi il fondatore di una nuova setta
satanica. Ebbene, nel giro di pochi mesi, grazie al passaparola
telematico, il fantomatico gruppo si conquistò fama di
pericolosissima e potente congregazione, usa a chissà quali violenze
e depravazioni in nome di Lucifero. Il ricercatore fu costretto a
chiudere il sito perché la cosa gli stava sfuggendo di mano. Ebbe,
comunque, la conferma di quanto "infiammabile" fosse il nome
di Satana, ma non solo: l’esperienza on-line dimostrava che, quando
si sente "puzza di zolfo", non è affatto detto che dietro
ci siano il demonio e i suoi seguaci.

Gli spiriti immondi, miniatura tratta
dal Commentario di Beatus, Londra,
British Museum (foto Periodici San Paolo/L. Riva)
«Ed è proprio il rischio, cui si va incontro quando si cerca di
indagare il fenomeno satanismo: mettere tutto nel calderone delle
"chiese nere". Per i media e qualche sedicente esperto in
materia si è sempre in presenza di una micidiale setta satanica non
appena qualcuno imbratta un muro disegnandovi un "666",
oppure si rinvengono in un bosco le tracce di un raduno notturno in
cui si sono consumate droghe e si è sgozzato un pollo o, ancora,
qualcuno spacca una lapide in un cimitero. Ma confondere la bravata di
una notte con la prassi di un gruppo satanico organizzato fa il gioco
dei satanisti veri e non aiuta a far luce sul fenomeno, tantomeno
quando ci sono di mezzo comportamenti criminali». È la convinzione
di chi ha alle spalle già vent’anni di indagini su questo mondo
esoterico, come Silvana Radoani, ricercatrice e studiosa bolognese di
sette magico-sataniche, presidente del Cesap (Centro studi abusi
psicologici) dell’Emilia Romagna, nonché exit counselor,
"consigliere d’uscita", ovvero colui che ti aiuta a
compiere un percorso terapeutico di recupero psicologico e sociale una
volta abbandonata una setta.
- Ci aiuti a capire: iniziamo col distinguere i gruppi che vengono
comunemente associati a questo magmatico mondo che si rifà a
Satana e alle sue seduzioni.
«Anzitutto dobbiamo dividere questi gruppi in tre grandi
categorie, assai diverse tra loro, pur essendo labili i loro confini.
La prima è composta dai veri satanisti, quelli cioè che hanno con l’Anticristo
un approccio razionalistico-filosofico. Sono coloro che si rifanno a
pensatori ormai "classici" del satanismo moderno come
Aleister Crowley (1875-1947) o Anton Szandor La Vey, ma che non
disdegnano di usare, per esempio, anche certi scritti di Baudelaire o
di Nietzsche. Sono gruppi molto strutturati, i cui aderenti
appartengono anche a classi sociali elevate e hanno buone basi
culturali. A questo livello, in Italia ci saranno, forse, sette o otto
congreghe, composte mediamente da una trentina di adepti. I nomi si
sanno: a Roma agiscono il Gruppo del Laterano e il Tempio
del sole d’oro; a Genova ci sono i seguaci di Astarot; a
Torino La Chiesa di Satana; e poi Iod astrum aurum e
altri. Quasi tutti sono attivi da una ventina d’anni. Si conoscono
solo per le segnalazioni di parenti di adepti: non sono mai stati
perseguiti dalla magistratura, ma sono schedati dai Servizi segreti
italiani. In genere non lasciano tracce, operano quasi sempre in case
private, e non sono soliti girare per cimiteri a profanare tombe».

Karla La Vey, figlia di Anton Szandor La
Vey, massima autorità
e fondatore della Chiesa di Satana, a un convegno promosso
per commemorare la morte del padre (foto AP/G.
Nikitin).
- Quali convinzioni li uniscono?
«Alla base del satanismo odierno starebbe una visione prometeica
dell’uomo che si autoafferma e autodivinizza: diventa lui stesso
Satana, acquisendone i poteri. I riti satanici lasciano trasparire un’adorazione,
un vero credo in un’entità a noi superiore che viene pregata e
invocata, proprio come fosse un dio. Ritengo perciò che il cosiddetto
"satanismo ateo" altro non sia che un paravento ideologico.
D’altra parte la messa nera è una dimostrazione di un rito in onore
di un dio, e la stessa forte blasfemia nei confronti di Gesù Cristo
tradisce un’altra fede, e non certo un atteggiamento agnostico. È
prevista, inoltre, l’iniziazione dei minori con atti di violenza,
con l’assenso dei genitori adepti alla setta».
- E i gruppi di secondo livello?
«È quello di tante sette più o meno conosciute, come i Bambini
di Satana, o com’era la Chiesa Nazionale Luciferina di
Roma fondata da Efrem Del Gatto, o Gli Angeli di Sodoma (Pescara),
o, ancora, Le Bestie di Satana. Sono sicuramente maggiori sia
come numero di gruppi sia di seguaci, e hanno una estrazione sociale e
una formazione culturale più bassa. Di queste sette ipotizziamo che
in Italia ce ne possano essere una trentina, mentre i loro aderenti
non dovrebbero superare le sei-settecento unità. Il loro satanismo è
una specie di bricolage del satanismo, con una buona dose di fantasia.
In queste sette conta di più il leader, rispetto a quelle del primo
livello. E una volta che il fondatore se ne va, quasi sempre il gruppo
si scioglie. Ogni tanto fanno parlare di sé per le loro vicende
criminose, e spesso il caposetta assoggetta gli adepti per scopi di
lucro. Infine c’è il terzo livello, composto da bande di ragazzi.
Sono i "satanisti" che fanno notizia sui giornali, ma in
realtà si tratta di gruppi poco strutturati di minorenni che
scimmiottano i riti satanici, senza saperne quasi nulla se non quel po’
appreso navigando in rete e alimentato dai testi di certi gruppi rock
e "metal". Quest’ultimo livello è di gran lunga il più
nutrito ed è in espansione, anche se destinato a consumarsi nel
brevissimo tempo di un rito d’iniziazione adolescenziale».

Un portaritratto ricorda una ragazza
vittima di una setta satanica,
nei boschi di San Luis Obispo (California - foto AP/D.
Doverganes).
- Le sette sataniche sono diffuse in ogni parte dell’Italia o ci
sono aree, per così dire, più colpite? Dove si muove Satana?
«Un po’ ovunque. Per anni s’è detto che la città di Torino
fosse la capitale del satanismo nostrano. Ma questo primato deriva
solo dal fatto di esser stata luogo di un convegno sul demonio,
organizzato verso la fine degli anni Ottanta, che fece molto scalpore.
In realtà, oggi, la città più satanica d’Italia è Trieste, che
conta, in rapporto al numero di abitanti, il maggior numero di gruppi.
Al secondo posto metterei Milano e al terzo Roma».
- Quanto pericolose sono queste sette?
«Il pericolo deriva, ovviamente, dall’ideologia che è
distruttiva e immorale: il credo satanico contempla sia l’omicidio
che il suicidio rituali. Anzi l’autolesionismo e il darsi la morte
hanno da sempre un ruolo, in queste sette, ancor più importante dell’omicidio.
Va però aggiunto che rispetto al fenomeno generale delle sette, il
satanismo rappresenta una piccola minoranza ed è una realtà in
declino dal Duemila. In espansione, casomai, sono i gruppi giovanili
che cercano emozioni forti con Satana e che giocano a fare i seguaci
di Lucifero. Le tecniche coercitive applicate, ad esempio, nelle
psico-sette, tanto in voga oggi, sono assai più raffinate e
devastanti di quelle dei satanisti».

Cristo (l’aquila) contro Satana
(serpente), miniatura dal Commentario di Beatus, cattedrale di Gerona
(Spagna - foto Periodici
San Paolo/L. Riva).
- Qualcuno propone la formazione di una task force antidemonio,
cioè dei pool d’esperti da affiancare alle Procure per
perseguire meglio i crimini satanisti...
«Che ci siano degli esperti a cui la magistratura possa
appoggiarsi potrebbe essere utile. Ma bisognerebbe mettersi d’accordo
sui requisiti e le competenze richieste ai componenti di questi pool:
chi ne dovrebbe far parte? L’esorcista? Il satanista? Lo psicologo?
Il criminologo? È già accaduto che sette sataniche alla sbarra
abbiano visto i propri adepti prosciolti perché i magistrati si erano
rivolti a esperti, come dire, "poco esperti". D’altronde
era stato istituito dal Sisde un ufficio ad hoc che si occupava
esclusivamente di censire e controllare i gruppi settari italiani e
che aveva prodotto nel 1998 un documentato rapporto sui gruppi
magico-satanici in Italia: è stato chiuso qualche anno fa, e chi di
noi fa ricerche sulle sette ha perso un importante punto di
riferimento».
Alberto Laggia
Segue: La
prudenza degli esorcisti: il demonio centra poco
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